Il signor Armani è stato uno degli stilisti che più mi ha ispirato, guidato e sostenuto nel corso degli anni. Un vero gentiluomo, pieno di grazia – e sì, innegabilmente affascinante. Mi sono trasferita a Milano a trent’anni e ho capito subito che, per molti versi, lui era l’anima della città. La sua eleganza spontanea e il suo rifiuto di prendersi troppo sul serio incarnano quello stile italiano inconfondibile che il mondo ammira tanto.
La prima volta che gli strinsi la mano fu durante una partita di basket tra Olimpia e Virtus, anche se ero troppo timida per presentarmi adeguatamente in quell’occasione. Trovai finalmente il coraggio a una sfilata di moda. Alla partita, mi sentii un po’ a disagio perché tifavo per la squadra avversaria. Eppure, era impossibile non lasciarsi conquistare dai suoi occhi ghiaccio e dalla sua stretta di mano ferma e sicura – che ho sempre interpretato come un segno della sua forte presenza e dell’amicizia duratura verso la rivista che oggi dirigo.
La storia di Armani è intrecciata con gli albori di Vogue Italia. Flavio Lucchini, il primo direttore artistico della rivista, disegnò il logo originale di Giorgio Armani proprio nella redazione. Quando il giovane stilista decise di mettersi in proprio, l’amico creò la grafica del brand usando lo stesso carattere Bodoni di Vogue e gli regalò persino alcune pagine pubblicitarie per augurargli buona fortuna. Il resto, come si suol dire, è storia. Questa storia mi è sempre rimasta impressa perché cattura lo spirito che spero permanga nella nostra industria oggi – un mondo costruito su connessioni audaci e umane tra persone con grandi idee e sogni ancora più grandi, che collaborano per realizzarli. Un mondo in cui la cultura si esprime attraverso un lavoro sentito e instancabile, ricordando sempre che il nostro business riguarda le persone. Specialmente quelle che ti stanno vicine per tutta la vita perché credono in una visione condivisa. Il signor Armani capiva che nulla conferisce dignità a una persona come il lavoro, e ho sempre percepito che era questo ciò che desiderava trasmettere al suo team.
Trovava sempre tempo per noi giornalisti, offrendo calore e attenzione senza troppe parole – quelle le riservava per quando contavano davvero. Conservo ancora i suoi auguri per il mio matrimonio e per la nascita di mia figlia, così come i complimenti che faceva quando un articolo o una foto coglievano appieno l’essenza del suo lavoro. Voleva che la sua moda fosse compresa e prendesse vita, ecco perché ci sosteneva anche quando altri mettevano in discussione ciò che facevamo. Una volta, rispose persino sulla nostra rivista a una lettera di un bambino inviata a una casella postale anonima di Giorgio Armani. Luca, di quasi nove anni, voleva mostrare la sua collezione di tuta spaziali moderne: tute mimetiche, superveloci e una che ti rendeva invisibile. Scrisse: “Per favore, fammi sapere se ti sono piaciute”. Il signor Armani rispose con meraviglia e gratitudine: “Sono così contento che tu abbia pensato a me. Vorrei poterle realizzare – sono magiche. Ti permettono di saltare, volare, diventare invisibile, e sarebbero senz’altro utili in questi tempi difficili e complicati. Non smettere mai di sognare! Giorgio Armani”. Era il 2020, nel pieno del Covid, e lì stavamo assistendo a uno scambio straordinario sulla moda tra un bambino di otto anni e un uomo di ottantacinque.
Notava tutto e divorava storie giorno e notte – cultura, moda, società, stile. Tutti sappiamo quanto abbia significato per lui l’amicizia con Franca Sozzani; è stata sua compagna in innumerevoli avventure. Ricordo che per la sfilata di Venezia del settembre 2023, insistette per avere lì il figlio di Franca, Francesco Carrozzini, con la moglie Bee. Perché Venezia era il sogno, e Franca ne era lo spirito. Eppure, questo non offuscò mai il profondo rispetto che nutriva per Emanuele Farneti, che portò avanti l’eredità di Franca. Non dimenticherò mai una sfilata di alta moda a Parigi: alla fine, il signor Armani si fece avanti e tese la mano a Emanuele.
Era un uomo che tendeva la mano. E ogni volta che qualcuno di noi posava per una foto con lui, ti stringeva sempre la mano. Aveva una stretta fortissima. Un gesto quasi invisibile ai più, eppure potente e profondamente personale per chi lo viveva. Forse è per questo che ogni volta che indossavo uno dei suoi abiti, mi sentivo sia elegante che a mio agio. Perché ogni silhouette era più di tagli e tessuti impeccabili – portava con sé il suo tocco gentile.
Durante la mia recente visita alla mostra per il 20º anniversario della linea Giorgio Armani Privé ad Armani/Silos, mi sono ricordata di una domanda che Lucia Annunziata mi fece una volta nel suo programma televisivo: Perché la classe operaia dovrebbe interessarsi alla bellezza? Alla moda? Perché la bellezza tocca tutti. Risona profondamente in ognuno di noi, in modi diversi. Proprio come faceva il signor Armani. Lui commuoveva le persone. Lo seguivano, lo amavano, e lui rispondeva sempre con gratitudine e umiltà, mai dando per scontata la loro devozione. Dietro gli occhiali scuri e il contegno riservato, parlava all’Italia e al mondo. La sua essenza era cristallina.
Ho partecipato a molte delle sue sfilate. Eravamo insieme alla Scala, che lui aveva addobbato di fiori dopo la pandemia. Sono stata a casa sua per realizzare un tributo al documentario iconico di Scorsese Made in Milan. Ma forse il ricordo più commovente che ho con lui risale allo scorso settembre, per il 60º anniversario di Vogue Italia. Alcuni stilisti avevano declinato l’invito alla nostra mostra a Palazzo Citterio, dicendo di essere troppo impegnati durante la settimana della moda. Ma lui trovò il tempo per accettare con entusiasmo l’invito mio e di Anna Wintour a visitare l’installazione e festeggiare con noi.
Avevo appena partorito ed ero molto emotiva. Ricordo chiaramente il cuore che mi batteva forte mentre lo aspettavo all’ingresso del Palazzo. Si presentò, come faceva sempre – per Vogue Italia, per le altre riviste di qualità del nostro paese, per la bellezza. Un sognatore libero, guidato da una grande passione.
Sono grata di averlo conosciuto, e continueremo sicuramente a condividere la sua visione della moda sulle pagine di Vogue Italia. Oltre al suo talento e alla sua visione, ricorderemo per sempre l’uomo stesso e il suo amore per il mestiere.
Domande Frequenti
Domande frequenti sul tributo di Francesca Ragazzi a Giorgio Armani
1 Chi è Francesca Ragazzi?
Francesca Ragazzi è una editor e scrittrice di moda nota per il suo lavoro in pubblicazioni come Vogue, dove ha trattato designer e trend, inclusi i contributi di Giorgio Armani.
2 Di cosa parla il tributo?
Il tributo è un sentito riconoscimento dell'influenza e dell'eredità di Giorgio Armani nella moda, esprimendo che, sebbene lui mancherà, il suo lavoro continuerà a essere celebrato e presentato nella loro pubblicazione.
3 Perché Giorgio Armani è importante nella moda?
Giorgio Armani è un leggendario designer italiano che ha rivoluzionato la moda con i suoi design eleganti e senza tempo, specialmente nell'abbigliamento maschile e femminile, enfatizzando sofisticatezza e semplicità.
4 Cosa significa "continueremo a presentare la sua moda"?
Significa che il giornale o la pubblicazione prevede di continuare a mostrare i design, le collezioni e l'influenza di Armani nei numeri futuri, onorando il suo impatto duraturo.
5 Giorgio Armani si ritira o si allontana?
Il tributo suggerisce un senso di cambiamento o transizione, ma non afferma esplicitamente il ritiro; potrebbe riferirsi a un ruolo ridotto o a un addio simbolico, pur affermando la sua presenza duratura.
6 Come ha influenzato Armani la moda moderna?
Armani ha introdotto silhouette rilassate ma raffinate, ha reso popolare il power dressing negli anni '80 e ha stabilito standard per il prêt-à-porter di lusso, fondendo artigianato italiano ed eleganza indossabile.
7 Quali sono alcuni capi iconici di Giorgio Armani?
Pezzi chiave includono la giacca decostruita, i tailleur su misura per donne e il famoso completo Armani per uomini, noto per le sue linee pulite e palette di colori neutri.
8 Perché qualcuno potrebbe sentire la sua mancanza nel mondo della moda?
Come figura pionieristica, il suo coinvolgimento diretto o la sua presenza potrebbero essere meno frequenti a causa dell'età o di ruoli che cambiano, portando a nostalgia per i suoi contributi che hanno definito un'epoca.
9 Come possono i lettori interagire con la moda di Armani attraverso il giornale?
Leggendo articoli, guardando editoriali o pagine dedicate ai suoi design e seguendo aggiornamenti su nuove collezioni o retrospettive coperte dalla pubblicazione.
10 Qual è il tono emotivo di questo tributo?
È rispettoso e riconoscente, mescolando tristezza per il suo ruolo ridotto con ottimismo nel mantenere viva la sua eredità attraverso una copertura continua.