Giorgio Armani potrebbe non essere stato fisicamente presente alla sua sfilata—una prima volta dal 1975—ma la sua influenza era ovunque. Poco prima dell’evento, era in FaceTime con il suo team backstage. Esattamente due minuti dopo l’orario previsto per l’inizio alle 19:00, ha chiamato i suoi assistenti più fidati, chiedendo con urgenza perché la sfilata non fosse ancora cominciata. Le luci si sono accese tre minuti dopo, segnalando a tutti di prendere posto. Dopo circa quindici minuti, Leo Dell’Orco, direttore del design della linea maschile di Armani, ha ricevuto un applauso entusiasta. Tuttavia, era insolito non vedere il signor Armani in persona. Il designer, che compirà 91 anni il prossimo mese, è in convalescenza a casa a Milano dopo una breve malattia che, secondo quanto riportato, lo ha portato a un breve ricovero ospedaliero lo scorso fine settimana. Eppure, la sua assenza non ha offuscato la chiarezza inconfondibile dei suoi design.

La sfilata è iniziata con un gruppo di modelle che sfilavano rapidamente sulla passerella di cotto indossando eleganti capi sportivi ad alte prestazioni della linea EA7. Le loro giacche e i pantaloncini in nylon leggero presentavano motivi geometrici che sono poi apparsi nella collezione Emporio Armani—design ispirati ai complessi tessuti della regione di Taznakht, nell’Atlante marocchino.

La collezione aveva uno spirito nomade, come suggerivano le borse a forma di tappeto ricamate abbinate ai primi look Emporio. A un occhio non esperto, il viaggio sembrava spaziare tra il Nord e il Centro Africa, insieme all’Asia centrale. Secondo le note del brand, la collezione abbracciava "un principio fondamentale dell’estetica di Armani: una profonda curiosità per altre culture e un amore per il modo in cui le persone si esprimono attraverso l’abbigliamento quotidiano."

È stato rinfrescante vedere una moda maschile influenzata da elementi ben oltre i soliti confini occidentali. Anche senza l’occhio esperto di un critico, gli abiti richiamavano chiaramente tradizioni multiple—offrendo un guardaroba più globalmente ispirato di quanto si veda di solito.

Tra i punti salienti, pantofole con nappe, tuniche piumate, pantaloni bloomer in seta svolazzanti, cappelli di rattan a tesa larga con code di tessuto svolazzanti e collane con frange e charms artigianali. C’erano giacche senza colletto e pantaloni abbinati in stampe caleidoscopiche, scialli drappeggiati, un cappotto in pelle verde oliva con cuciture spesse e giacche oversize in camoscio con frange. Alcuni pezzi includevano sovracamicie in seta metallizzata, camici di lino stampati con elefanti e giraffe, e copricapi decorati con pietre. Persino i classici completi morbidi firmati Armani hanno fatto la loro comparsa, ma qui erano reinventati in tessuti strutturati che richiamavano il tema avventuroso e nomade della collezione.

Le note della sfilata menzionavano che alcuni motivi simboleggiavano "rappresentazioni dell’infinito." Fedele a quell’idea, questa era una collezione senza confini—una che, anche da lontano, ha permesso al signor Armani di portarci in viaggio senza lasciare casa.